Arto inferiore

Dopo un incidente motociclistico od uno schiacciamento su luogo di lavoro, molti pazienti riportano gli esiti di gravi traumatismi non solo ossei ma anche della cute e dei muscoli.
Una gestione chirurgica che presti attenzione a tutti i tessuti è di fondamentale importanza per la guarigione dell’arto interessato e il ritorno alle proprie attività quotidiane.
In molti casi si assiste purtroppo ad ottime guarigioni della componente ossea associate ad una gestione di scarsa qualità dei tessuti molli circostanti. La presenza di cicatrici retraenti piuttosto che aree di guarigione spontanea o mediante innesti cutanei al si sopra di ossa e tendini, possono rappresentare una fonte di dolore cronico, limitazioni funzionali o comparsa di ulcere croniche.
Il ruolo del chirurgo plastico è quello di fornire la miglior qualità ricostruttiva dei tessuti molli secondo le condizioni locali e generali del paziente. Avendo a disposizione numerose tecniche chirurgiche (lembi tradizionali, lembi avanzati perforanti, lembi muscolari, lembi microchirurgici, etc..), si possono migliorare nella maggior parte dei pazienti esiti cicatriziali/perdite di sostanza di traumi sia acuti sia di vecchia data.
La durata dell’intervento chirurgico è estremamente variabile in base alla complessità del caso, andando dalle 2 alle 8 ore.
L’intervento si può eseguire in anestesia spinale o generale da paziente a paziente. Il ricovero può durare dura dalle 2 alle 15 notti.
In alcuni casi, possono essere necessari più interventi chirurgici.

Quando si verificano traumatismi a carico degli arti (superiori od inferiori), spesso le fratture vengono trattate mediante l’inserimento di placche e viti. In alcuni casi, il traumatismo ha danneggiato in modo significativo anche i tessuti molli attigui aumentando il rischio che una ferita possa non guarire. In caso di fratture trattate con placche e viti, quando una ferita chirurgica anziché guarire si riapre si è di fronte ad un grosso problema. I mezzi di sintesi (ad es placche e viti) non sono tessuti vascolarizzati: non ricevono antibiotico anche se assunto dal paziente e possono rappresentare una sede di colonizzazione batterica.

Il ruolo del chirurgo plastico è quello di aiutare i colleghi ortopedici nella gestione di queste ferite complesse, andando a pulire tutti i tessuti molli danneggiati durante il trauma e sostituirli con tessuti sani prelevati nelle aree adiacenti a distanza (lembi di vicinanza o lembi microchirurgici). Per quanto riguarda la gestione dei mezzi di sintesi, essa è variabile: in assenza di segni d’infezione (quali pus, eritema, gonfiore) possono essere lasciati in sede se il tampone colturale di ferita è negativo.
Quando ci sono segni d’infezione e/o vi è un tampone di ferita positivo per qualche batterio, l’indicazione è nella maggior parte dei casi la rimozione dei mezzi di sintesi stessa; va altresì fatta una pulizia di tutti i tessuti mentre la copertura di ferita con lembi va effettuata in modo differito una volta l’infezione è stata trattata.

La durata dell’intervento chirurgico è estremamente variabile in base alla complessità del caso, andando dalle 2 alle 8 ore.

L’intervento si può eseguire in anestesia spinale o generale da paziente a paziente.
Il ricovero può durare dura dalle 2 alle 15 notti.
In alcuni casi, possono essere necessari più interventi chirurgici.

Le rotture del tendine di Achille rappresentano un problema sempre più frequente sia in età giovanile sia nell’età adulto-senile. Nell’ambito ortopedico, nonostante siano state introdotte numerose tecniche mini-invasive per la riparazione del tendine, i tassi di complicanze in termini di guarigione della ferita rimangono ancora alti. Fattori di rischio come il fumo di sigaretta, diabete mellito, obesità e vasculopatie aumentano di gran lunga il rischio che una ferita in regione achillea possa riaprirsi ed infettarsi.

Quando ciò si verifica, si tenta spesso di trattare la ferita pulendola e ridando dei punti. In molti casi questo trattamento non porta ad un significativo miglioramento. Infatti la cute del terzo distale di gamba non presenta eccessi e qualsiasi fattore locale che determini un gonfiore (es. trauma, intervento chirurgico, infezione, etc…) la rende spesso insufficiente a coprire le strutture sottostanti (tendini ed ossa).

Il ruolo del chirurgo plastico in alcuni casi è cruciale: la capacità di riparazione delle ferite complesse è uno dei capitoli fondamentali della chirurgia ricostruttiva. Nel caso della regione achillea, si possono coprire perdite di sostanza sia con lembi di cute e grasso prelevati con tecniche mini—invasive (es. lembi perforanti) sia con lembi di muscolo locale (es. lembo di muscolo peroneo breve) senza generare alcun deficit funzionale.

Un accurato inquadramento clinico, una corretta pianificazione e un preciso intervento chirurgico ricostruttivo, consentono di interrompere un percorso clinico difficile e prolungato (in alcuni casi anche mesi!) per molti pazienti.

La durata dell’intervento chirurgico è estremamente variabile in base alla complessità del caso, andando dalle 2 alle 6 ore. L’intervento si può eseguire in anestesia spinale o generale da paziente a paziente. Il ricovero può durare dura da 1 a 4 notti.

In seguito ad incidenti motociclistici o a schiacciamento su luogo di lavoro (ad es. da investimento da muletto), alcuni pazienti subiscono gravissimi traumi a carico del distretto piede-caviglia.
Al di là delle possibili fratture dei metatarsi o del medio e retro-piede, nella maggior dei casi il vero problema è rappresentato dai tessuti molli circostanti.
Possibili ematomi, sguantamenti, lacerazioni possono lesionare in modo irreversibile la pianta e/o il dorso del piede.

E’ fondamentale in questi casi una corretta gestione chirurgica dei tessuti molli al fine ripristinare un’adeguata copertura delle ossa.
Infatti, a differenza di tutte le altre sedi corporee, il piede è sottoposto ad un carico costante di diverse decine di chilogrammi ad ogni passo.

In molti casi, molti pazienti riportano aree cicatriziali che tendono ad ulcerarsi, a causare dolore e a limitare la capacità di deambulazione.

A seconda delle condizioni locali (estensione del trauma, presenza o meno di infezione, stato dei vasi sanguigni del piede) e generali (età, comorbidità), nonché delle esigenze funzionali del singolo paziente, si può pianificare un intervento chirurgico ricostruttivo al fine di migliorare la qualità di vita. Le metodiche a disposizione sono tante (lembi locali, lembi microchirurgici, sostituti dermici, terapia a pressione negativa, etc..) e vanno scelte sulla scorta di quanto anzidetto.

La durata dell’intervento chirurgico è estremamente variabile in base alla complessità del caso, andando dalle 2 alle 8 ore.
L’intervento si può eseguire in anestesia spinale o generale da paziente a paziente.
Il ricovero può durare dura da 1 a 15 notti.

Le osteomieliti croniche sono uno dei capitoli più difficili da trattare nell’ambito della chirurgia ortopedica. Si tratta di infezioni ossee profonde che si sono radicate all’interno dell’osso.

Spesso insorgono a distanza di mesi/anni da un trauma e si manifestano con l’insorgenza di dolore in sede di pregressa frattura, rossore, gonfiore e comparsa di ulcerazioni/fistole cutanee che spurgano. Può essere anche presente la febbre.

Il loro trattamento ortopedico richiede di norma una ampia bonifica ossea di tutta l’area infetta: questa va poi sostituita con diverse tecniche quali l’inserimento di sostanze ad azione antibatterica (ad es. biovetro o cemento antibiotato), seguite da eventuale ricostruzione ossea con diverse tecniche (allungamento osseo, rigenerazione ossea, osso da banca, uso di lembi ossei, etc..).

Nel contempo, i tessuti molli cicatriziali ed infetti che avvolgono le zone affette da osteomielite vanno trattate con pari importanza. Tutti i tessuti patologici vanno rimossi e sostituti con tessuti sani (di norma lembi fasciocutanei locali o microchirurgici) che consentano un’adeguata copertura dell’osso sottostante. Questo servirà al collega ortopedico per poter poi eseguire ulteriori interventi di pulizia ossea e ricostruzione dell’osso stesso.

La durata dell’intervento chirurgico è estremamente variabile in base alla complessità del caso, andando dalle 3 alle 8 ore.
L’intervento si può eseguire in anestesia spinale o generale da paziente a paziente. Il ricovero può durare dura dalle 2 alle 15 notti.
In alcuni casi, possono essere necessari più interventi chirurgici.

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